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La maternità è un cordone, dipanato e teso al di là della pancia, una strada che passa nel profondo dei corpi e li travalica.

Quattro donne per un solo destino: la maternità a distanza.

La madre, costretta a partire, vive sulla pelle i ricatti della clandestinità. 

La figlia, cresciuta per 12 anni senza di lei, la raggiunge in Italia, e si trova in mondo che la respinge.

La zia, madre d’anima, reagisce al distacco dalla nipote chiudendosi nel buio della malinconia, fino ad impazzire nei suoi stessi ricordi.

La nonna congiunge i loro percorsi nell’ombra e nel confine tra vita e ricordo.

 

(Liberamente ispirato ad una storia vera)

 

“Piangeva mentre mi abbracciava, ma sentivo che il mio corpo era diventato uno spazio a forma di figlia, più che figlia stessa”.

“Noi, sangue e ferita di questa terra, noi, il primo deserto è quello che ci spalmano dentro, noi che viaggiamo con la luna, noi che mettiamo radici dove non scorre acqua, noi che ci basta uno sputo, uno sputo di sole, per sperarare".

FIGLIA D'ANIMA

DRAMMATURGIE INEDITE

 

Ispirato alla simbologia di San Cristoforo, il testo propone un Cristoforo ballerino clandestino capace di affrontare il peso con la leggerezza della musica e della danza. Sarà lui a salvare "il nonno" caricandolo sulle sue spalle e sfidando le leggi secondo le quali  Cristoforo non hai il diritto di "esistere" senza un permesso di soggiorno.

Al Centro di identificazione ed espulsione la sua storia si intreccia con quella di Anghel, eroe per un giorno, clandestino per il resto del tempo.

Un testo per comprendere l'essere umano nel suo percorso di rifondazione,  di rinascita, di diritto all'esistenza.

CRISTOFORO: IL PESO DELLA LEGGEREZZA

Cosa accade nella mente di una donna quando decide di diventare madre e il figlio non arriva?

Tre storie x tre situazioni differenti: Flavia le prova tutte per arrivare all'obiettivo, non senza mettere al repentaglio la sua relazione, Serena ha superato la malattia ed ora  ha tanta voglia di ospitare la vita, Matilde è alle prese con un orologio biologico che non perdona e, pur senza avere una relazione, è alla ricerca di un "impollinatore". 

Un testo ironico e amaro per riflettere sul desiderio di maternità e e sulle turbolenze emotive che si scatenano quando il sogno non sembra realizzarsi.

 

 

CONCEPIMENTE 

DEE DENTRO

3 statue prendono vita: sono Circe, la maga cattiva, Demetra, la dea del grano e Artemide, la dea della caccia. Si confrontano sulle loro diversità e scelgono che è il momento di tornare sulla Terra perché le donne hanno ancora bisogno di loro. Uno spettacolo ironico e originale per riflettere su tre archetipi femminili (la strega, la madre, la guerriera) e sul loro riflesso e attivazione nella psicologia femminile.

 

"Le madri non sono case per i  figli, ma porte: attraverso di loro i figli vengono al mondo,  ma poi non deve, non può esserci possesso, il vero amore è  lasciare andare"

 

"Gli uomini  sono esseri  spigolosi, ogni esperienza di dolore ha creato in loro rigidità, per amarsi  bisogna incastrarsi, smussare gli angoli, per volersi è necessario sanguinare"

MITOLOGIA DELLE PIANTE OFFICINALI

 

Dalle lacrime di Arianna abbandonata da Teseo nasce il Timo, dal sangue di Prometeo incatenato sboccia il fiore dell’Iperico, Altea, personaggio dell’Iliade, porta lo stesso nome della pianta antinfiammatoria, Leucotea sepolta viva rinasce come Rosmarino, Filiria si trasforma in Tiglio dopo aver partorito Chirone…

Brevi monologhi danno voce alle piante che fanno parte della nostra cultura erboristica mediterranea, uno spettacolo per restituire ai “semplici” la loro dimensione narrativa.

 

“Chi vive veramente, senza lasciarsi vivere, piange lacrime che nutrono la terra” (Arianna, Timo)

 

“Porto dentro il sole, prima come ferita, ora come cura”  (Leucotea, Rosmarino)

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