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"La 27Ora" del Corriere.it del 13/12/2013

 

Donne ferite nel volto e nell’anima

da portatori insani di malamore

di Raffaella Sirena

Tags: acido, cooperazione, donne, teatro civile, violenza

 

 

Jamila e Solidea sono due donne diverse come il giorno e la notte. Le loro vite non hanno nulla in comune, appartengono a mondi e culture diametralmente opposti. Eppure accade che si incontrino, che entrino in contatto dopo essersi conosciute per caso nella sala d’aspetto di un chirurgo plastico. L’una pakistana, l’altra italiana. Un corpo violato e nascosto di fronte a un altro corpo vistosamente ostentato. Si sviluppa intorno ad una lampante dicotomia l’opera teatrale H2SO4. La vita che vuoi è la sola che avrai?, diretta da Silvia Pietrovanni e Simona Zilli, in scena fino a domenica presso il Teatro Studio Uno di Roma. Liberamente ispirata al libro autobiografico di Fakra Younas Il volto cancellato, la ballerina e scrittrice pakistana morta suicida a marzo del 2012.

Lo spettacolo racconta il dramma delle donne sfigurate con il vetriolo da uomini portatori insani di malamore. Il titolo H2SO4 richiama la formula chimica dell’acido solforico. Una composizione di molecole senza colore né odore, dalla consistenza oleosa e altamente corrosiva. Quella sostanza ha distrutto il volto e l’esistenza di Jamila, aggredita quando era poco più che bambina per aver rifiutato di sposare un uomo facoltoso del suo paese d’origine. Solidea, l’altra protagonista, è invece una donna in carriera determinata e apparentemente sicura di sé. Di professione fa la coacher per grandi aziende, è una addicted della chirurgia estetica e nella vita di tutti i giorni procede al ritmo di un caterpillar, affrontando qualsiasi ostacolo forte del suo individualismo. È una determinista e il suo motto preferito è «la vita che vuoi è la sola che avrai». Da sempre crede che le sue scelte siano le migliori, quelle vincenti. Altre non sono possibili né immaginabili.Questo castello di certezze granitiche comincia a vacillare quando incontra Jamila. All’improvviso le sue frasi assertive si trasformano in dubbi, in un crescendo di interrogativi capaci di aprire parentesi profonde dentro le stesse protagoniste ma anche in chi le osserva.

La realizzazione dell’opera è stata promossa dalla Compagnia di teatro civileAnemofilia, da anni impegnata nella denuncia delle violenze di genere e nella difesa dei diritti delle donne. Come dichiara Silvia Pietrovanni, autrice del testo, nel racconto si intersecano molteplici fili interpretativi: narrativo, psicologico e simbolico. «Conoscere il teatro civile è stata una folgorazione – afferma Silvia – che mi ha fatto venire voglia di informarmi, capire, muovermi, attivarmi. Nello scrivere la sceneggiatura sono partita dalla realtà, mi sono basata su tante vicende di donne vittime delle brutalità più atroci. A queste storie ho aggiunto la poesia. Attraverso un gioco di contrasti in cui luce e buio, forza e debolezza, gioia e rabbia, esteriorità e interiorità si intersecano e si compenetrano». Così come il testo anche la messinscena si sviluppa su più livelli narrativi e semantici. Si parte dall’uso della luce: in penombra Jamila, sotto i riflettori Solidea. Poi vengono evidenziati i colori e il loro significato. È molto allusivo il contrasto tra l’abito nero elegante di Solidea e il corridoio bianco in cui si incrocia la sua esperienza con quella della donna pakistana. Un volto perfetto contro uno sfregiato, un corpo seducente contro uno sconfitto. Ma nell’incalzare dei dialoghi emerge come le differenze non siano poi così nette e manichee.

Lo spettacolo è patrocinato da Associazione Stampa Romana e daSmileagain, l’onlus che da tredici anni è impegnata per restituire il sorriso alle donne di Pakistan, Bangladesh e Nepal deturpate nel volto a seguito dell’acidificazione. Smileagain si occupa di portare le donne in centri di cura italiani per curare le ustioni e le cicatrici che riportano, offrendo loro anche supporto psicologico e formandole in pratiche infermieristiche di primo livello.Secondo quanto dichiara il Dott. Giuseppe Losasso, chirurgo plastico e fondatore del progetto Smileagain FVG: «Dal 2003 chirurghi plastici friulani, si recano periodicamente in Pakistan per operare le pazienti, sottoponendole a ripetuti interventi ricostruttivi. Oltre agli interventi medici ci occupiamo di informare la gente del posto e promuovere campagne di sensibilizzazione finalizzate alla riduzione del fenomeno della violenza domestica e dell’acidificazione. Collaboriamo alla formazione di personale medico e paramedico pakistano, sia presso strutture sanitarie della Regione Friuli Venezia Giulia, sia con l’attivazione di sistemi di telemedicina. Il prossimo anno verranno da noi dieci infermiere pakistane e dieci chirurghi plastici per effettuare dei percorsi formativi presso la Clinica Universitaria dell’Ospedale di Udine».

Da quanto emerge nell’ultimo rapporto di Amnesty International è il matrimonio forzato il crimine contro le donne più diffuso in Pakistan. Dal 1994 ad oggi ci sono state oltre ottomila donne sfregiate con acido e kerosene. A differenza di quanto dimostrano le due protagoniste di H2SO4, ovvero che anche culture lontane e antitetiche possano toccarsi ed entrare in relazione, ci sono contrasti che non troveranno mai spiegazione. Nella violenza fisica e psicologica degli uomini che maltrattano le donne c’è solo ombra, mai luce.

 

 

 

 

In settimana la rappresentazione di H2SO4, La vita che vuoi è la sola che avrai? - nuova pièce della Compagnia di Teatro Civile Anemofilia, liberamente ispirata alla tragica vicenda della danzatrice Fakra Younas. 

 

H2SO4 è la formula chimica dell'acido solforico, che ha sfigurato per sempre il volto della pakistana Jamila; “la vita che vuoi è la sola che avrai” è il mantra che si ripete Solidea, seducente donna in carriera. Già nel titolo si incontrano dunque le storie delle due protagoniste del testo teatrale H2SO4, La vita che vuoi è la sola che avrai?, interpretate rispettivamente da Elisa Angelini (vincitrice del Premio “Pupella Maggio” al Todi Festival 2013)  e Valentina Conti, di cui avevamo già parlato per lo spettacolo du Janis Joplin. Le due donne, lontanissime per origini e passato, si conoscono nella sala d'attesa di un chirurgo plastico. Riusciranno a comprendersi? Arriveranno a capire meglio anche se stesse? Il punto d'arrivo è un concetto junghiano: per “fare luce” bisogna prima integrare la cosiddetta “ombra”, il vissuto traumatico, i fallimenti, le pulsioni rabbiose.

Lo spettacolo è messo in scena dalla Compagnia di Teatro Civile Anemofilia, attiva dal 2011 nella rappresentazione dei testi originali di Silvia Pietrovanni (vincitrice del Premio Borrello 2010 per “Bada-mi”). “Anemofilia è l'impollinazione naturale tramite il vento: come il polline fa nascere nuova vita, così il nostro teatro prova a far nascere un nuovo punto di vista e una nuova riflessione su temi quali integrazione, intercultura, consapevolezza femminile”, ci ha spiegato Silvia Pietrovanni, “Con i miei testi cerco di raggiungere tutti: da chi non va mai a teatro all'esperto di drammaturgia. Dopo uno spettacolo di impegno civile ti viene voglia di informarti ma anche di attivarti; per questo amo il teatro che sa raccontare una storia”.

Il testo è infatti liberamente ispirato alla vicenda di Fakra Younas, una famosa ballerina pakistana sfregiata dal marito, geloso della sua bellezza. Fakra fu portata d'urgenza in Italia, per operare le gravissime lesioni causate dall'acido: tuttavia rimase cieca da un occhio e perse l'uso di un braccio. Fakra si è suicidata nel silenzio assoluto proprio qui a Roma, poco più di un anno fa. Un motivo in più per andare a vedere questo spettacolo. 

Dal 12 al 15 dicembre, al Teatro Studio Uno di Roma (via Carlo Della Rocca 6, zona Casilina), ore 21 (domenica ore 18). Biglietti 10 euro – info e prenotazioni 349 4356219 / 328 3546847 

 

 

 

 

 

 

TEATRO CIVILE

H2SO4, la violenza sulle donne va in scena

Sabato, 14 Dicembre 2013 12:10

 

Oggi e domani al Teatro Studio 1 di Torpignattara
 

Laura Bastianetto

“La vita che vuoi è la sola che avrai”. Aprono la scena Jamila e Solidea. Che sono prima di tutto due donne, una alter ego dell’altra, ma sono anche rosso e nero, ombra e luce, psiche e corpo. La prima è una donna pakistana con il volto sfregiato, conseguenza della sua scelta di non sposare l’uomo ricco e potente del suo paese. L’altra è una coacher per grandi aziende e per privati, una cosiddetta "winner woman" dalle tecniche motivazionali e incentivanti. Jamila dice: “Voglio che il mio volto t’insegni qualcosa, anche solo che c’è una variabile tra le tue teorie vincenti”. Il motto di Solidea invece è “La vita che vuoi è la sola che avrai”.

Dietro di loro ci sono due manichini, la loro rappresentazione plastica, apparentemente uguali, ma alla fine solo uno resterà intero. E’ lo spettacolo teatrale “H2SO4”, che indica la formula chimica dell’acido solforico. “Costa poco, Viene usato per le automobili. Chiunque può comprarlo. Se viene lanciato sul volto, la pelle si disintegra. I muscoli facciali sono compromessi. Diventa doloroso e difficile persino nutrirsi”. Lo sa bene Jamila, interpretata da Elisa Angelini, con il volto compromesso, scenicamente da non ridondanti sbafi rossi del rossetto. Non ne sa niente Solidea (Valentina Conti, n.d.r.) che si districa tra i suoi continui obiettivi pur di non guardare la sua ombra. Un concetto junghiano molto caro all’autrice e regista Silvia Pietrovanni che ha costruito un testo di teatro civile (in concorso alle Biblioteche di Roma) per sensibilizzare gli spettatori sul tema delle donne sfregiate dall’acido. Una tecnica che è molto usata in Pakistan e in Bangladesh e non è troppo lontana dall’Italia visto il recente caso di Lucia Annibali, aggredita con l’acido il 16 aprile scorso e un altro fatto simile avvenuto pochi giorni fa a Roma.

“Ho letto ‘Il volto cancellato’ di Fakra Younas che era una bellissima ballerina pakistana. Sono rimasta colpita dai 39 interventi chirurgici subìti dopo lo sfregio del marito geloso. Mi ha lasciato senza parole la violenza che lui, anche a distanza (dopo che lei si è trasferita a Roma, n.d.r.) continuava a riservarle torturandola al telefono o finché era in Pakistan, costringendola a rapporti sessuali nonostante il volto sfigurato”. Silvia Pietrovanni è rimasta colpita dalla notizia del suicidio di Fakra qui a Roma nel marzo del 2012. Da quella solitudine interiore che la donna, ormai simbolo della lotta ai volti sfigurati, non è riuscita a integrare. Ed è proprio quell’ombra che viene messa in scena sul palco del piccolo e accogliente teatro Studio 1 a Torpignattara oggi e domani. Un’ombra che Jamila non riuscirà a illuminare neanche con l’aiuto dei versi nonostante continui a ripetere a bassa voce che “la poesia ci salverà”. Jamila non riesce ad accettare la sua immagine riflessa allo specchio. Che è la zona di panico nel linguaggio di Solidea. Dopo fortuiti e numerosi incontri nella sala d’attesa di uno studio di chirurgia plastica dove Jamila, al 39esimo intervento, tenta di ricostruirsi un’immagine e Solidea perfeziona il suo bel corpo, le due donne s’incontrano, ma non si riconosceranno se non alla fine dello spettacolo dove si completeranno. Tanto che da assertiva, la domanda iniziale diventerà interrogativa: “La vita che vuoi è la sola che avrai?”.

Lo spettacolo, della compagnia teatrale Anemofilia, è patrocinato da Associazione Stampa Romana e da Smileagain, l’onlus che da tredici anni è impegnata per restituire un sorriso alle donne sfigurate di Pakistan, Bangladesh e Nepal. Chirurghi italiani si recano periodicamente in Pakistan per operare le vittime e curare la formazione delle risorse mediche e paramediche locali.

@LBastianetto

 

Rassegna stampa sullo spettacolo

H2S04: LA VITA CHE VUOI è LA SOLA CHE AVRAI?

 

 

Violenza donne: in scena ‘H2SO4′, la forza di ricominciare

 

Incolore e inodore. La sua formula chimica è H2SO4..  Chiamiamolo pure acido solforico, o col nome che si utilizzava nei romanzi d’appendice dell’800, vetriolo. Il risultato è il medesimo se invece di trovare applicazione come fertilizzante o come componente delle batterie per auto,  viene gettato sul viso di una donna. Per rubarle la bellezza, per marchiarla in maniera indelebile, perché altri non possano portarla via.

Questa forma di violenza, tra le più atroci contro le donne, viene rappresentata a Roma, presso il Teatro Studio Uno in via Carlo della Rocca, da giovedì 12 fino a domenica 15 dicembre  (ore 21 – domenica alle 18). E’ la Compagnia di Teatro Civile Anemofilia ad avere  scelto di portarla in scena per denunciare l’ aumento di queste aggressioni  e sensibilizzare sulla necessità di isolare, condannare e  rigettare ogni forma di violenza maschile sull’altro sesso.

Si  chiama ‘H2SO4. La vita che vuoi è la sola che avrai?‘.  ’H2SO4′ è, appunto, la formula chimica dell’ acido solforico ed è la storia di due donne che per motivi differenti s’incontrano nella sala d’ attesa di un chirurgo plastico: Jamila, pakistana sfregiata dall’ acido quando era bambina, e Solidea, italiana, coacher per grandi aziende.

Ispirato alla storia di Fakra Younas (la pakistana sfregiata per gelosia dal marito, che non mai nascosto il suo volto, e per questo è divenuta simbolo di coraggio e speranza) e al suo libro ‘Il volto cancellato’, H2SO4porta con sé una lezione filosofica d’ impostazione junghiana: integrare l’ ombra, il vissuto traumatico, la rabbia, i fallimenti e farne luce.

“Amo il teatro che sa raccontarti una storia. Dopo uno spettacolo di impegno civile ti viene voglia di informarti, di capire, di muoverti, di attivarti. Con i miei testi provo ad arrivare a tutti: da chi non va mai a teatro, ma che segue con interesse lo svolgimento della vicenda, fino all’esperto di drammaturgia che cerca simbologie e forme espressive originali. Tutti devono poter accedere e coglierne una parte o l’interezza dei racconti e della messinscena”.

Così l’autrice e co-regista Silvia Pietrovanni parla di H2SO4 e dei suoi lavori. Durante le repliche dello spettacolo H2SO4 nel foyer del Teatro Studio Uno si può visitare una mostra fotografica a cura di Francesca Buglioni e Marco La Rovere dal titolo “Tracce” e un’esposizione dal titolo “Dentro l’ombra” della pittrice Giulia Vannicola.

L’ evento è patrocinato da Associazione Stampa Romana e  Smileagain.

 

 

 

 

Da giovedì 12 a domenica 15 dicembre, ore 21.00 (domenica ore 18.00)

Teatro Studio Uno
Via Carlo della Rocca, 6 - Roma

Una donna vincente, una trasmissione televisiva, una poltrona vuota.

Alla trasmissione “Winner woman” c'è lei, Solidea, coacher per grandi aziende o per privati, invitata a parlare della sua professione.

Ad abitare l'assenza, invece, c'è Jamila, scrittrice pakistana che non si è mai mostrata al pubblico.

Ma Jamila risponde, nell'oscurità della sua stanza, risponde alle domande e alla banalità di quella trasmissione mancata con la sua storia.

“Ignorate la vostra ombra vedendo solo la prossima meta. Lei vi chiama, vi rimprovera, per non averla mai ascoltata. Scoprirete di aver collezionato solo armature perfette, per battaglie inutili. Masticate obiettivi come caramelle, non vi saziate mai, non vi saziate mai”. (cit.H2SO4)


“La vita che vuoi è la sola che avrai” è il motto di Solidea, affermazione che diventa dubbio quando incontra Jamila, che un'altra vita fa fatica persino a immaginarla, Jamila che si aggrappa con tutte le forze al buio che si porta dentro e addosso trasformandolo in frammenti di luce, in poesia.


H2SO4 è il buio di Jamila, è l'acido solforico che un uomo le getta in volto, portandola dal sorriso alla piaga in pochi istanti.

Nell'incontro tra Jamila e Solidea, luce ed ombra, esteriorità ed interiorità, si confrontano, si compenetrano.


“Vorrei farmi a pezzi, e ricostruirmi. Senza spigoli che possano ferire chi è teso ad abbracciarmi. Farmi a pezzi, e ricostruirmi per essere amante di chi non oso incontrare: me”. (cit.H2SO4)


Liberamente ispirato alla storia di Fakhra Younas, autrice del libro “Il volto cancellato” H2SO4 è uno spettacolo per ricordare una delle violenze più atroci perpetrate ai danni delle donne.


Con il patrocinio di Smileagain, associazione che restituisce un sorriso alle donne pakistane deturpate dagli acidi. Durante le date dello spettacolo sarà allestito un banchetto per la vendita di libri e magliette che andranno a sostenere i progetti di Smilegain.

Biglietto 10 Euro

 

 

 

 

 

H2SO4. La vita che vuoi è la sola che avrai?

 

Da giovedì 12 a domenica 15 dicembre 2013 alle ore 21, ( domenica alle ore 18) presso il Teatro Studio Uno, via Carlo della Rocca 6, andrà in scena lo spettacolo H2SO4 è la formula chimica dell’acido solforico, regia di Silvia Pietrovanni e Simona Zilli. E' la storia di due mondi, due culture molto lontane e diverse che in qualche modo si toccano ed entrano in relazione. E’ la storia di due donne che per motivi differenti si incontrano nella sala d’attesa di un chirurgo plastico. Jamila, pakistana, sfregiata dall'acido quando era bambina per aver rifiutato un uomo molto importante del suo paese. E Solidea, italiana, coacher per grandi aziende e per privati, una cosiddetta "winner woman" dalle tecniche di vita vincenti. Durante le date dello spettacolo sarà allestito un banchetto per la vendita di libri e magliette che andranno a sostenere i progetti di Smilegain, associazione che restituisce un sorriso alle donne pakistane deturpate dagli acidi. 

Liberamente ispirato alla storia di Fakra Younas e al suo libro Il volto cancellato. Con il patrocinio di Smileagain, associazione che restituisce un sorriso alle donne pakistane deturpate dagli acidi. Durante le date dello spettacolo sarà allestito un banchetto per la vendita di libri e magliette che andranno a sostenere i progetti di Smilegain. 

Con Elisa Angelini, Valentina Conti
Musiche dal vivo della pianista Alessandra Giovannotti
Testo di Silvia Pietrovanni con contributo di Cristiana Saporito
Regia di Silvia Pietrovanni e Simona Zilli

Nel foyer del teatro sarà allestita  l' esposizione fotografica di Francesca Buglioni e Marco La Rovere dal titolo "Tracce":
"Le foto esposte, tratte dalla serie Tracce, mostrano le sfaccettature di diverse esistenze, o le diverse sfaccettature di una sola esistenza. L’attenzione degli autori si concentra sulla contrapposizione fra autentico e falso, fra sostanza e apparenza, in un crescendo di contrasti resi da numerose dicotomie: luce e ombra; perfezione e cicatrici; plastica e tessuti. Fino ad arrivare alla mutilazione dei corpi che altrove sembravano reali e felici, all'acido solforico, alle segregazioni, ai graffi disperati di un filo spinato, ad un cimitero a picco sul mare o ad una porta che schiude la luce in fondo a scale buie". 
e la mostra pittorica di Giulia Vannicola dal titolo "Dentro l'ombra"  (www.artecamaleontica.blogspot.com)


Biglietti euro 10.
Info e prenotazioni:
cell. 349 4356219 - 328 3546847

Teatro Studio Uno
via Carlo della Rocca, 6
lacattivastrada@gmail.com
www.lacattivastrada.com
www.smileagain.fvg.it

 

 

 

 

 

2SO4 (Teatro Studio Uno 12-15 dicembre)

10.12.2013 - di Elisabetta - in Eventi

 

 

Il nuovo spettacolo di Silvia Pietrovanni debutta giovedì a Roma. E parla sempre di donne, immigrazione, comprensione di culture diverse, emancipazione femminile. Con una storia che è un pugno allo stomaco: la storia di una donna sfregiata dall’acido solforico (H2SO4 appunto). La giovane drammaturga Silvia si è sempre occupata di queste tematiche, nella sua giovane ma già promettente carriera. Una giovane laureata in lettere, libraia, erborista ma soprattutto scrittrice e attivista sociale e politica da sempre nella città di Roma. Occupandosi di immigrazione, come attivista e insegnante di italiano per stranieri, ha conosciuto le donne di cui scrive e che mette in scena. Prima le badanti con il suo lavoro più famoso Bada-mi, diventato anche libro e che è stato premiato nel 2010 col  Borrello/Etica in atto, un premio di teatro civile dedicato al giornalista Antonio Russo. E ha solcato i teatri indipendenti di molte città italiani. La storia delle donne che badano ai nostri anziani, ai nostri bambini, alle persone disabili o pazze, che sono ombre nella nostra vita, non riconosciute e a volte da alcune famiglie vessate con ogni tipo di violenza. Alcune di queste storie al limite sono raccontate in questo lavoro con realismo e grande cura e rispetto per l’animo femminile.

Adesso Silvia Silvia Pietrovanni con un testo che ha visto anche il contributo di Cristiana Saporito, (una giovane attrice della compagnia di teatro civile Anemofilia, creata dalla Pietrovanni stessa); racconta la storia di altre due donne diversissime ma che si scoprono uguali nelle insicurezze, nel corso della vicenda portata in scena. Jamila, pakistana, sfregiata dall’acido per aver rifiutato un uomo molto importante del suo Paese. E Solidea, italiana, coacher per grandi aziende e per privati, una cosiddetta “winner woman” dalle tecniche di vita vincenti. Da questi due mondi di provenienza così diversi, nascerà una solidarietà e un aiuto reciproco. Un volto perfetto contro uno sfregiato, un corpo seducente contro uno sconfitto. Ma sarà vero? E può una coacher alla ricerca della vita perfetta aiutare Jamila a riprendere in mano se stessa? E se invece fosse lei, la donna pakistana, a far traballare le solide certezze e gli obiettivi individualistici di Solidea? Oriente e occidente, la cultura patriarcale e la cultura dell’emancipazione a confronto. Pochi giorni per vedere in scena questa storia, aspettando nuove date e nuovi teatri che l’accoglieranno sicuramente. Per adesso tutti al Teatro Studio Uno, biglietti: 10 eur . Info e prenotazioni: 3494356219-3283546847, con Elisa Angelini e Valentina Conti in scena, musiche dal vivo al pianoforte di Alessandra Giovannotti, regia di Silvia Pietrovanni e Simona Zilli. Liberamente ispirato alla storia di Fakra Younas e al suo libro “Il volto cancellato”. Con il patrocinio di Smileagain, associazione che restituisce un sorriso alle donne pakistane deturpate dagli acidi.

Nel foyer del teatro sarà allestita l’ esposizione fotografica di Francesca Buglioni e Marco La Rovere dal titolo “Tracce” e la mostra pittorica di Giulia Vannicola dal titolo “Dentro l’ombra”.

 

 

Intervista radio su underadio del 10/12/2013

 

foto di Pamela Adinolfi

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